AFFITTO DI RAMO D' AZIENDA
E da ritenersi nullo quando è in frode alla legge.
MARA PARPAGLIONI

Secondo una recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione,l'affitto di un ramo d'azienda può essere dichiarato nullo quando è stato previsto in frode alla legge (in base all'articolo 1344 del codice civile), al fine diretto di privare i lavoratori della tutela della reintegra prevista dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (Cass. del 7 febbraio 2008, n. 2874) .Il caso concreto sottòposto all' esame della Corte di Cassazione è quello di sei lavoratrici impiegate in un punto vendite della Gescom Srl (azienda con oltre 60 dipendenti) , al personale della quale si sarebbe potuto applicare quanto espressamente previsto dalla legge 300/70 in caso di licenziamento illegittimo, che nel gennaio del 2001 avevano avuto comunicazione del loro passaggio diretto alle dipendenze della Spazio Srl per effetto della stipula, tra le due società, di un contratto d'affitto del ramo d'azienda a cui le stesse lavoratrici erano addette. Poco dopo il passaggio alla nuova società, che , impiegava meno di 16 dipendenti, le sei donne venivano licenziate. Esse impugnavano allora il provvedimento e si rivolgevano al tribunale di Gorizia.

I1 contratto d'affitto,. sostenevano le lavoratrici, doveva ritenersI nullo, in quanto finalizzato a privarle della tutela prevista dall' articolo 18 della legge 300/70 contro i licenziamenti, in quanto tale norma era pienamente applicabile alla Gescom, ma non alla Spazio,avendo quest'altra società meno di 16 dipendenti. Le donne chiedevano pertanto al tribunale d'accertare l'illegittimità dei licenziamenti dalla prima impresa,allorche questa aveva loro comunicato il passaggio alla Spazio in virtù del contratto d 'affitto, e di ordinare alla Gescom di reinserirle nel loro posto dilavOro, condannando l'azienda al risarcimento deldanno in base al menzionato articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il tribunale di Gorizia accoglieva il ricorso delle lavoratrici, annullando i licenziamenti, ordinando alla Gescom di reintegrare le stesse e condannandola al risarcimento del danno. Alla base della decisione del tribunale vi era l'applicazione dell'articolo 1344 del codice civile, che definisce "in frode alla legge" il contratto che costituisce un mezzo per eludere l'applicaZione di una norma imperativa.

In base a tale nonna, il tribunale aveva ritenuto nullo il contratto d' affitto stipulato tra la Gescom e la Spazio, in quanto diretto a privare le lavoratrici delle garanzie previste dalla legge. Questa decisione è stata confermata in secondo grado anche dalla Corte d' appello di Trieste, che ha tra l'altro rilevato che la Spazio era rimasta estranea alla gestione delcontratto di lavoro, e poco dopo avere attuato i licenziamenti, aveva risolto il contratto d'affitto,consentendo ilsubentro della Benetton Retail Italia. Contro la decisione dei giudici d' appello, la Gescom aveva proposto ricorso per cassazione, censurando la sentenza per vizi dimotivazione e violazione di legge. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell'azienda, sostenendo che l' articolo 18 della legge 300 è una norma imperativa dell' ordinamento. Per cui un contratto che tende a eluderne l'applicazione deve ritenersi nullo, perche in frode alla legge.Nel caso in esame, ha affermato la Cassazione,l'articolo 1344 del codice civile è stato correttamente applicato, perche la Corte di Trieste ha adeguatamente motivato l' accertamento dello scopo perseguito con il contratto d'affitto.

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Ultima modifica 29.11.2008




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